martedì 15 settembre 2009
Privacy for the battons
Tutta la faccenda del presunto gossip a luci rosse, di cui da mesi parla Repubblica, ha messo in luce un semplice fatto. Ovvero che, spesso, ad ornare i ricevimenti di ogni tipo, vengono chiamata le cosiddette “hostess”. Hostess o escort che sia, la donna che si offre per tali servizi, spesso (ma non sempre) preferisce che il suo nome non venga reso pubblico. Quindi: libertà di prostituzione ma diritto alla privacy, per le escort che possano aver partecipato a qualche riunione organizzata da emeriti industriali o illustri uomini politici. Questo è quanto invoca il Comitato per i diritti civili delle prostitute, lo storico "sindacato" delle lucciole con base a Pordenone. In un comunicato del Comitato suddetto, si apprende che "…le donne invitate a talune feste che vengono date da industriale e politici, sono molte. Certamente non tutte sono delle escort e certamente ognuna di loro è donna libera di scegliere cosa fare con il proprio corpo, se offrirsi a pagamento o gratis, comunque hanno diritto alla tutela della privacy. Mettere alla berlina la vita privata di private cittadine (le escort)non è giusto, esse non si possono trattare al pari di un uomo pubblico … ". Anche, diciamo la verità, se non c’è nessuno che possa essere considerato “pubblico”, più delle prostitute. Che si vogliano chiamare con il nomignolo di “escort” o più semplicemente “battone”. Il Comitato delle prostitute ha chiesto, quindi, a tutti i media di non pubblicare più "i nomi delle accompagnatrici". "Se fanno o no le escort è affar loro. Lasciamo che siano loro eventualmente ad esporsi spontaneamente se avranno voglia di farlo, visto che in questo paese non c'è l'obbligo di essere iscritte ad un albo professionale ". Vuoi vedere che il problema è proprio questo?
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